L'IRREQUIETO SONNO ETERNO DI EZZELINO


Di Ezzelino da Romano scommetto che avrete sentito parlare raramente bene: era proprio una di quelle persone che non riusciva a combinarne una giusta. Magari era un marito premuroso e la sera leggeva le fiabe a figli e nipoti, forse addirittura cucinava benissimo, ma la gente è così, tende a ricordarsi sempre il peggio. Ad esempio quando, per vendetta dopo aver perso il dominio della città di Padova, fece uccidere a Verona undicimila fra i suoi soldati padovani. Oppure quando scoprì che alcuni mendicanti facevano l'elemosina raccontando di essere stati sue vittime, e disse che avrebbe aperto un ricovero per i poveri, per poì rinchiuderli invece in un asilo e dare fuoco alla struttura, ardendoli tutti. Adesso che ci penso, non fu molto cordiale nemmeno quando seppellì viva Bianca de' Rossi vicino al compagno da lui ucciso. Lo troviamo citato anche nel Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde: «Ezzelino -la cui malinconia poteva essere curata solo dallo spettacolo della morte, e che aveva una passione per il sangue, come altri uomini I'hanno per il vino rosso -era considerato il figlio del diavolo: uno che aveva imbrogliato suo padre a dadi giocandosi la sua stessa anima». Effettivamente, se di lui disse male anche Dante e fu l'unico cristiano contro cui fu indetta una crociata, qualche ragione dovrà pur esserci stata. Insomma, direi che dopo tale breve preludio potremmo, a ragione, sbilanciarci riferendoci a questo Attila veneto, a questo Vlad mangiapolenta, anche con lo pseudonimo di "il tiranno".

Viene arduo immaginare che un tempo nella ridente e bellissima cittadina murata di Cittadella vivesse proprio questo malefico personaggio. A dirla tutta non è che ci vivesse come un comune cittadino, infatti Ezzelino si impadronì di Cittadella nel 1251. E qual è la prima cosa di cui hai bisogno nella tua casa se sei un tiranno? Elementare, Watson, una prigione. E così venne edificata la torre di Malta. Non faticherete a immaginare cosa sia avvenuto in questo posto, ma è proprio il caso di dire che la realtà supera la fantasia. Le cronache del tempo raccontano che i prigionieri venivano condotti fino a qui coi piedi legati sotto il ventre dei cavalli, così che i loro corpi venissero scorticati dai sassi che pavW1entavano le strade. Questi malcapitati erano poi gettati nei sotterranei della torre, dov'erano lasciati a morire di fame. Come se non bastasse, quando il tiranno si annoiava (poverino, ancora non esistevano i programmi di cucina alla TV) li torturava. Insomma, la torre di Malta nel Medioevo era molto nota, tanto da essere citata nel Paradiso di Dante. Nel 1256 Ezzelino fu finalmente cacciato da Padova, la torre di Malta venne aperta, e i prigionieri liberati. Da lì uscirono alcune centinaia di uomini, donne e bambini in terribili condizioni. Dopo anni di tirannia, i cittadellesi massacrarono i seguaci di Ezzelino.

Tutt' oggi la torre di Malta ha mantenuto alta la sua reputazione di luogo lugubre e spaventoso, infatti proprio da qui proverrebbero le grida del tiranno, condannato ai patimenti che inflisse ai suoi nemici, che rimbombano nella -non poi così ridente -Cittadella.

Fra le tante doti che Ezzelino possedeva non mancherebbe inoltre il dono dell'ubiquità, data la numerosa sfilza di luoghi in cui viene oggi avvistato. Alcuni anni fa venne addirittura indetta una caccia fotografica intitolata "Immortalare l'immortale", in cui una considerevole taglia veniva offerta a chi fosse stato in grado di fotografare il celebre fantasma. Una volta morto, il tiranno divenne non solo leggenda e fantasma, ma addirittura sarebbe risorto nelle spoglie di un drago. Insomma, che paranormale sarebbe senza Ezzelino?
 


Una ricostruzione della casa di Ezzelino (incisione ottocentesca).

   

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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori